Ok, qualcosa non va in me; perché tutte le serie più sadiche e sanguinolente mi fanno venire appetito?????!!!!
È possibile che il rosso del sangue che viene ampiamente versato, io lo metta in correlazione con il sugo delle polpette, della pizza, della lasagna…???
Chissà, se ci fosse qualche psichiatra tra voi si facesse avanti con la sua diagnosi…
Nel frattempo, mi preparo un Bloody Mary* con tanto di pinzimonio, mi metto seduta comoda sulla mia bella poltrona in camera e mi accingo a concludere la mia avventura con True Blood.
Inutile sottolineare che il colore del cocktail ben si sposa con le scene sanguinolente di questo telefilm dalle tinte vivaci e i dialoghi sfrontati. E non devo essere la sola a dover fare i conti con le voglie che la cucina del sud degli States mi ispira perché è uscito un libro che si intitola True Blood: Eats, Drinks and Bites from Bon Temps ,che unisce la sapienza culinaria del sud degli Stati Uniti con le varianti vampiresche offerte dalla serie; compresa, ovviamente, la ricetta per realizzare il True Blood, ovvero il sangue sintetico.
La mia storia con True Blood è a dir poco altalenante, non è una di quelle serie che ho iniziato e concluso tutto d’un fiato, al contrario me la sono centellinata nel corso degli anni fra un impegno e l’altro.
La serie sui vampiri della Louisiana creata da Alan Ball a partire dai romanzi di Charlaine Harris[1], è ad oggi l’unica serie “gotica”, passatemi il termine che mi abbia convinta.
Lupi mannari, fate, vampiri, di queste creature i palinsesti televisivi ne sono pieni, ma nessuna è all’altezza di True Blood, con i vampiri che tentano di integrarsi ma non perdono la loro ferocia né la loro pericolosità: ho adorato che siano costretti a vivere di notte (salvo alcune eccezioni) e che non bevano sangue animale ma umano o sintetico (da cui il nome della serie!), che versino lacrime di sangue[2] e che le vicende narrate siano avvincenti e con quel tocco di scabrosità e truculenza che rendono il tutto più interessante.
Quello che non mi è piaciuto è il solito triangolo amoroso, l’introduzione delle Fate e soprattutto il finale!
Allora perché sono qui a consigliarla?
Be, perché le prime stagioni sono assolutamente imperdibili, nonostante la scia romantica-erotica- quasi pornografica Bill-Sookie-Eric, il mondo di True Blood rimane accattivante, affascinante, pieno di spunti creativi.
Personalmente adoro Pam, la vampira ultramillenaria cinica, vanitosa e spesso priva di sentimenti. Prima di essere trasformata in vampiro era una prostituta e gestiva un bordello a San Francisco; e Jessica, la novizia che non è presente nei romanzi di Charlaine Harris, ma è stato inventato appositamente per la serie.
Ma oltre ai vampiri, la saga è popolata anche da altre creature sovrannaturali, come muta forma, stregoni, mannari e fate. Ecco quest’ultima razza me la sarei risparmiata volentieri: Sookie Stackhouse è una telepate e questo perché discende dalle fate che non sono tutte buone (c’è una guerra fratricida in corso), e come se non bastasse il suo sangue attira i vampiri, e quindi Sookie è il loro bersaglio preferito.
Non lo so, fra uccisioni di branco, politiche vampiresche, virus letali, sesso in lenzuola intrise di sangue di gente appena trucidata, la storia della fata mi ha stonato parecchio.
Sul finale non voglio infierire, ero decisamente bendisposta verso l’ultima stagione di True Blood, anche perché, fatta eccezione per la quarta (imbarazzante) stagione, la serie mi è sempre piaciuta e ho sperato davvero in una degna conclusione con qualche super guerra, una supremazia vampiresca o qualche altra scena degna degli esordi….
… invece no.
Ma se dovessi giudicare ogni serie dal finale penso non ne guarderei più nessuna: Lost, Will & Grace, Chuck, Alias…. Tutte serie tv che adoro ma che avrei fatto finire in tutt’altro modo!!!
Quello che fa spiccare True Blood rispetto alle altre serie dello stesso genere è la cura nei dettagli: a partire dai canini dei vampiri, modellati sui denti cavi e retrattili dei serpenti a sonagli.
Uno dei personaggi, Maryann Forrester, la sacerdotessa di un culto dionisiaco, fa erigere a Bon Temps un’enorme statua di carne. Per costruirla non è stata usata la computer grafica, ma per l’occasione è stata erta una statua con carne vera che è costata alla produzione più di 500 dollari e ha costretto gli attori a recitare in mezzo a un puzzo nauseabondo.
Ogni nuova creatura che viene presentata è strettamente legata al mondo delle leggende fantasy e studiata e personalizzata perché si sposi con la storyline principale.
Violento, dissacrante, fuori dagli schemi, niente a che vedere con i vampiri glitterati o quelli che per amore diventano tappetini: è una serie che va guardata con spregiudicatezza sapendo che non ci sono eroi!
*Bloody Mary[3]

(ricetta originale di Ferdinand Petiot)
Ingredienti:
– 6 cl. di vodka
– 6 cl. di succo di pomodoro
– 4 prese di sale
– 2 prese di pepe nero
– 2 prese di pepe di cayenna
– 1 strato nel fondo del tumbler di Worcester sauce
– 1 spruzzata di succo di limone, ghiaccio tritato
Preparazione
Agitiamo vigorosamente il tutto in uno shaker e serviamo nel tumbler senza ghiaccio.
L’ha ripubblicato su Thr0ugh The Mirr0re ha commentato:
In questo momento mi sento di dedicare questo reblog alla mia nuova amica Alessandra, fosse solo perché è l’unica che conosco a cui piace DAVVERO il bloody mary 😂
Cin cin
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