Era una notte buia e tempestosa….
Mi immagino inizino sempre così i racconti del terrore, perché nel buio e nella tempesta non può accadere niente di buono. Tutte le scene dei film e dei libri di paura hanno un temporale che spazza via gli alberi dalle strade, che spezza i fili del telefono e la cui eco rimbomba nelle trombe delle scale. Scale che puntualmente i protagonisti imboccano da soli con una candela o una torcia, scendendo verso il buio, l’ignoto.
Ammettiamolo, non ci vuole poi molto a descrivere una scena di paura, voglio dire se va via la luce in casa e per caso squilla il telefono potremmo saltare in aria col cuore a mille. Eppure cosa è successo?
Niente. È l’attesa, la suspense, il potrebbe… che ci innervosisce rendendoci facili bersagli. Perciò mentre leggiamo di un personaggio che nel buio una porta mentre fuori impazza la tempesta, istintivamente contraiamo i muscoli, siamo tesi per e con lui.
“Poiché la ragione cerca con ogni mezzo di tenerci lontani dal precipizio, proprio per questo noi inesorabilmente ci avviciniamo ad esso.” [1]
Ma che succede quando non c’è né buio né tempesta? Quando un autore decide di trasformare la realtà, la quotidianità, la banalità in un lungo, infinito racconto del terrore?
Succede che nasce Edgar Allan Poe.
“Coloro che sognano di giorno conoscono molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte. Dalle loro visioni captano sprazzi d’eternità.”[2]
Coi suoi racconti brevi, e menomale, ma intensi. Gotici. Psicologici. Disturbanti.
Adoro!
Li ho scoperti a scuola, nell’antologia del libro di letteratura, estratti, accenni di una scrittura perversa e accattivante. E così ho deciso di approfondire e leggerli tutti. E ovviamente l’ho fatto in una notte buia e tempestosa. Ma mi sarei spaventata anche in pieno sole! Poe è capace di leggere nelle anime e vederci la parte più oscura, che sia un’ossessione, una maschera, un atteggiamento, un desiderio: lui lo scova e lo mette nero su bianco e il lettore non può che esserne attratto e respinto contemporaneamente.
È un classico perché è un precursore, certo. Ma per me è anche quel libro che bisogna leggere una volta nella vita per aprire gli occhi sull’abisso, guardarlo e cercare di non farsene catturare.
Perché se è facile spaventare è perché potenzialmente tutti noi abbiamo qualche follia che ci fa identificare nel racconto.
“Ci sono segreti che non si lasciano svelare. Gli uomini muoiono di notte nei loro letti, stringendo le mani di confessori simili a spettri, guardandoli negli occhi e implorando pietà; muoiono con la disperazione nel cuore, con la gola attanagliati a dalle convulsioni per l’orrore dei misteri che non si lasciano rivelare. A volte, ahimè, la coscienza degli uomini si carica di un fardello tanto orribile che riusciamo a liberarcene soltanto nella tomba. Così l’essenza del crimine rimane avvolta nel mistero.”[3]
Li ho adorati tutti nel loro essere disturbanti ma il mio preferito è senza dubbio La mascherata della morte rossa. Il precursore del thriller psicologico, dove nemmeno si sa se qualcosa stia effettivamente accadendo o se sono tutte paranoie.

Be, mi sembra superfluo ma lo aggiungo lo stesso: questi racconti vanno letti a lume di candela in una notte buia e tempestosa di un inverno particolarmente freddo, sobbalzando ad ogni spiffero, urlando ad ogni rumore. Perché se Poe mi ha insegnato qualcosa è che la mente umana è un complicatissimo pozzo senza fondo di emozioni e ogni tanto dobbiamo lanciarci in esso senza alcuna protezione….
Per poi tornare alla luce, al caldo e alla rassicurante quotidianità…
[1] Edgar Allan Poe, I racconti del terrore.
[2] Edgar Allan Poe, I racconti del terrore.
[3] Edgar Allan Poe, I racconti del terrore.
QUESTO ARTICOLO NON VERRA’ TRADOTTO
Sono racconti che vanno letti anche in spiaggia o su una panchina al parco tanto quando ci immergiamo nella lettura quella spiaggia o quella panchina possono anche trasformarsi in qualcosa di… terrificante.
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Il gatto nero è ancora uno dei racconti di Poe che preferisco, nonché uno dei più terrificanti per quanto mi riguarda, bellissimo!
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L’ha ripubblicato su Thr0ugh The Mirr0re ha commentato:
Ma che succede quando non c’è né buio né tempesta? Quando un autore decide di trasformare la realtà, la quotidianità, la banalità in un lungo, infinito racconto del terrore?
Succede che nasce Edgar Allan Poe.
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